iColor Magazine - anno 2020 - numero 05

37 M ASSIMO C AIAZZO Presente in quattordici paesi, IACC (International Association of Colour Consultant) è la più antica ed autorevole istituzione internazionale fi - nalizzata alla diffusione della cultura progettuale del colore . Da oltre cinquanta anni organizza corsi di alta formazione e promuove il riconosci- mento delle figure professionali del Colour Consultant e del Colour De- signer . Nel 2009, il comitato internazionale nomina il professor Massimo Caiazzo Vice Presidente di IACC e rappresentante ufficiale dell’associa - zione in Italia. Nasce così l’Associazione Italiana dei Consulenti del Colore “IACC-Italia”, sede ufficiale nel nostro Paese di IACC International, di cui condivide principi, valori, metodi e contenuti dell’offerta formativa . Associazione senza scopo di lucro che persegue esclusivamente scopi di pubblico interesse nel campo della formazione, della ricerca e della pro- gettazione del colore, IACC-Italia si propone di sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica, promuovendo la cultura progettuale del colore come strumento efficace ed economicamente vantaggioso di riqua - lificazione ambientale e supporto ad ogni tipo di attività umana, per la vivibilità degli ambienti ed il benessere delle persone. IACC ITALIA M. C.: Il nostro Paese gode di un’ere- dità cromatica e condizioni meteoro - logiche favorevoli, ma non bastano . Oggi si sta comprendendo in modo consapevole che la nostra reazione al colore coinvolge sia aspetti fisiologi - ci sia psicologici . Ecco perché talvolta l’attenzione può calare o perché si ri- scontrano reazioni emotive esagerate in spazi che non sono stati progettati cromaticamente. Molti luoghi pubblici, come ospedali, asili, scuole sarebbero da rivedere con una logica completa- mente diversa. iColor: C’è quindi poca cultura del colore? M. C.: L’obiettivo che abbiamo scritto nel nostro Statuto è quello di servire il gene- re umano e diffondere la cultura del co- lore . A poco a poco ci si sta rendendo conto che gli ambienti da vivere devono avere determinate caratteristiche croma- tiche, ma c’è ancora molta confusione a causa del vuoto formativo del passato . I progettisti si affidano ancora al gusto personale. Purtroppo la voglia del colore sta generando situazioni non ideali. Trop- po pochi professionisti si rivolgono ad associazioni internazionali come IACC per la formazione. Il risultato è un certo inquinamento cromatico. D’altra parte il colore non è solo arte ma è anche scienza . Non ci si può affidare all’inde - terminatezza o a ciò che piace. Abban- donando il principio di “usare il colore per dare colore” ecco che lo si può usare per migliore le situazioni ambientali. Co- scienza e conoscenza devono lavorare sinergicamente . iColor: Ci sono dei testi di rifermento? M. C.: Fino ad oggi il testo più autore- vole è quello che è stato scritto dal no- stro presidente Frank Mahnke - che ora non c’è più - ed è “ Color, environment, and human response ” del 1996. Poi esistono anche altre ricerche. Attual- mente alcuni studi stanno mettendo insieme un mosaico di informazioni che ci porta a vedere la percezione cromati- ca come unitaria. Come diceva Mahnke non è tanto importante il colore ma è la valutazione della reazione umana al colore ciò che conta . Esso può essere approcciato in modo interdisciplinare studiandolo da tanti punti di vista. iColor: Quando conta la formazione? M. C.: La formazione è il nostro pilastro. IACC nasce proprio con questo intento ed è considerata tra le quattro scuo - le di colore più influenti del mondo . A Milano in particolare ci confrontiamo con realtà internazionali. Per diventare consulenti del colore abbiamo previsto

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